Non c’è modo migliore per imparare cose nuove che guardare come gli altri hanno trovato soluzioni ai nostri stessi problemi.
Oggi intervisto Lavinia, la creatrice di Baba Jole.
Baba Jole vende gonne colorate? No, Baba Jole è molto di più! Comunica gioia, colore, curiosità. Ci fa conoscere culture e fa avere speranza in un mondo, ricordandoci che è più grande di quello che vediamo.
Lavinia è una di quelle persone che inserisco nella categoria “non so come faccia”: 3 bambini, un lavoro ed energia da vendere. Fa di tutto e di più, pare non fermarsi mai e ha sempre un invidiabile sorriso che illumina e riempie, esattamente come i vestiti che crea. Le sue stoffe hanno colori accesi e contrasti forti, parlano di gioia, di culture altre che lei rende vicine.
Lavinia era in una delle classi del corso di moda e design in cui tenevo un laboratorio di personal branding. Poche ragazze avevano già un progetto così avviato.
La trovate su IG come @baba_jole e al momento ha 2155 follower. Vi consiglio di darci un’occhiata perché il suo feed è proprio bello da guardare, così come le storie che racconta sono emozionanti.
Nella sua bio si legge “🌍 Utilizzo tessuti senza confini che uniscono persone e culture.” ed è per questo che ho deciso di iniziare questa serie di interviste con lei: sono giorni in cui vediamo popoli prevaricare su altri e sentiamo la paura crescere. Un popolo è la sua cultura, e conoscerle ci aiuta ad avvicinarci.
Baba Jole è nata con un cambiamento della vita di Lavinia, quando il lavoro di oss (operatrice socio-sanitaria) aveva iniziato a starle stretto e lei sentiva di “non avere più niente da dare”. Scopre di aspettare Jacopo, il suo terzo bimbo, e – testuali parole – “avevo così il tempo di dedicarmi al mio progetto”. Io, mentre aspettavo la mia seconda figlia, avevo solo il tempo di dormire per recuperare le forze…
Il suo profilo social inizia quindi a crescere, complice anche un’amica che si occupa di comunicazione (Costanza, ConCostanza su IG) che le consiglia di andare meno a sentimento e avere una strategia. Lavinia inizia a studiare, a fare corsi e a pensare alla sua comunicazione con più coscienza.
Le chiedo quali sono state le difficoltà iniziali e cosa invece ha trovato più facile.
A quest’ultima domanda mi risponde con qualcosa che di solito è uno scoglio davvero grande. Per lei il suo “tono di voce” è qualcosa di chiaro, non ha grossi dubbi, quasi si fosse creato da se’.
Ci sono invece due cose che la mettono in difficoltà: trovare qual è il bisogno che il proprio prodotto soddisfa, e individuare il proprio target e approfondirlo. Non a caso sono due cose che vanno di pari passo.
Lavinia ancora non lo sa, ma è lei stessa ad incarnare il bisogno del suo target. Certo, non salva vite, come dice lei. Ma per quello ci sono i medici 😉 Credo che lei abbia tutto nelle sue mani, e il suo grande potere è che non smette mai di ricercare, di studiare, di farsi domande.
Lavinia come hai fatto ad arrivare fin qui senza un sito internet?
Non ne ho mai sentito la necessità, con il passaparola prima e con i social poi mi sentivo di avere tutto il necessario. Però ora non posso più rimandare e infatti il sito è quasi pronto e uscirà nel giro di un mese!
Lavinia mi racconta una cosa sorprendente: aveva, in realtà, un suo canale proprietario nella forma di una newsletter!
Che meraviglia, mi innamoro sempre delle newsletter se sono ben fatte. Per tutto il 2020 è riuscita a mandarla con regolarità grazie al fatto che l’aveva preparata con anticipo e ben pianificata.
E poi cos’è successo?
E’ successo che Jacopo è nato, è cresciuto e chiedeva molto la mia presenza, e così anche gli altri figli.
Inoltre durante il lockdown sono cresciuta tantissimo sui social. La svolta sono stati i tutorial per acconciarsi i capelli con dei turbanti collegati ad una challenge da me lanciata. Ha funzionato un sacco!
E l’altra cosa che mi ha fatto arrivare un sacco di follower è stata la foto di una gonna particolarmente bella abbinata ad un outfit che spaccava. E’ piaciuta talmente tanto che ho deciso di sponsorizzarla e da quello più alcuni # mi sono arrivate un sacco di nuove persone.
Ci sono poi altre cosa che mi aiutano sempre molto: ad esempio salutare ogni singolo nuovo follower con un messaggio privato e fare reel.
Quanto tempo dedichi ai social?
Tantissimo! Anche solo fare le stories parlate e poi rispondere a tutti i messaggi mi prende ogni giorno molto tempo. Molto più di quello che vorrei! Ma non voglio che diventi una schiavitù, non voglio dipendere dalle vanity metrics.
Possiamo considerarlo un sano lamento liberato?
Sì! E’ la cosa che mi dà più fastidio: la facilità con cui si rischia di cadere nella trappola della vanità, del like. Ci metti impegno a creare i tuoi contenuti e poi rischi di stare lì ogni 3×2 a vedere se ti è arrivato un like, un commento… Richiede uno sforzo grande non cadere schiavi di questo meccanismo! Toglie un sacco di energie.
E qual è invece un tuo desiderio per il futuro?
Vorrei potermi dedicare allo studio di uno storytelling più raffinato dei miei prodotti ed essere più costante senza essere schiava dei risultati. Vorrei in realtà poter affidare la parte pratica di confezionamento dei capi e dedicarmi alla comunicazione e al rapporto con i clienti, perché penso che difficilmente qualcuno potrebbe comunicare quello che penso meglio di me.
Io non vedo l’ora di vedere il nuovo sito di Lavinia e di poter toccare con mano le sue stoffe! E voi?
Commenti recenti