UN DIALOGO
Avete aperto un’associazione, così potete dare un nome a tutti quegli eventi bellissimi che organizzate.
“Sì, siamo tutti amici e siamo bravi, ci piace lavorare insieme. Ecco perché abbiamo aperto l’associazione”
Fate un evento su fb, avete anche un account su IG, spargete la voce tra gli amici, mandate la newsletter, avete pure il patrocinio del comune!
“sì però che palle le amministrazioni, ci si deve perdere un sacco di tempo, vogliono che scriviamo progetti su progetti, e resoconti, e obiettivi… Ti fanno sudare ste due lire che ti danno”
Le vostre newsletter partono una volta al mese (forse due… mesi)
“Già, hai visto che belle le foto?!”
Sapete cosa farete il mese prossimo, ma di certo non tra 6 mesi. Vi dedicate ad aggiornare il sito quando avete tempo, anche se il tempo è sempre poco.
“Sì, il blog ce lo smezziamo io e Mario, che siamo bravi con le parole. Lui è un logorroico, io vado subito al sodo. ”
“Google Analytics? cos’è? Business Manager… uhm…”
“Ah sì certo, gli insight di facebook: una volta li ho guardati.”
Forse pecco di arroganza, ma credo proprio che in questa descrizione, in questo ipotetico dialogo tra un esperto di comunicazione e un’associazione (culturale, creativa, teatrale, musicale, sportiva…), ci si possano riconoscere in molti, soprattutto se giovani.
Col tempo, quando quei giovani diventano meno giovani, la situazione migliora e diventa un po’ più organizzata.
MA LA COMUNICAZIONE NO
Quella rimane sempre una scocciatura, qualcosa che toglie tempo al proprio lavoro, a ciò che si sa fare davvero. Senza parlare del marketing, sempre visto come qualcosa che lavora sull’inganno, o non è accessibile, o è solo per le aziende o per chi ha soldi da investire.
Tutto questo è capitato anche a me. Ho creduto che la bontà e l’entusiasmo per quello che facevo bastassero. Lamentina è stato (è?) un parto lungo, il mio ripartire da zero a costruire qualcosa. Lungo perché ha alle spalle tutti i fallimenti passati, tutte le fatiche fatte e i semi non germogliati. La paura di girare ancora a vuoto.
PRENDERSI IN CURA
Ma questa volta ho cercato un altro modo di cominciare, ho lasciato da parte l’entusiasmo giovanile e mi sono presa cura.
Mi piacerebbe molto avere le cose chiare sin da subito, ma non sono fatta così: vivo nei dubbi più destabilizzanti perché immagino sempre mille variabili. E allora studio, studio, studio. Finché non prendo coscienza.
LE DIMENSIONI NON CONTANO
E’ questo che manca spesso: prendere coscienza di essere e dover agire come un’impresa (culturale o meno), senza lasciarsi scoraggiare dall’essere micro.
Produciamo servizi e abbiamo un’idea, un sogno, forse ancora piccolo, ma c’è. E se non ragioniamo in questi termini, tutto rimarrà relegato al tempo libero perché avremo bisogno di trovarci altro come lavoro.
In questo cambio di prospettiva, il marketing e la comunicazione sono imprescindibili.
PAROLE SPORCHE
Ci si può sentire travolti da parole quali mission, vision, business plan, obiettivi, risultati, engagement, marketing mix, canali, tono di voce… Ma se state prendendo in mano queste parole, allora avete già fatto il primo passo.
Continuate ad andare avanti, passo dopo passo, cercando l’equilibrio e la sostenibilità. Nessuno smette mai di cercarla, nemmeno le grandi aziende.
(e che ci frega a noi, piccoli business, delle grandi aziende? Abbiamo due vite diverse, vocabolari diversi, anche se possiamo usare (in maniera diversa) gli stessi strumenti.)
COMINCIARE
Quello che Lamentina sostiene è che se vi sentite persi, possiamo cominciare assieme dall’imparare a prendervi cura della vostra comunicazione. E’ un viaggio in cui mi piacerebbe accompagnarvi finché non vi sentite stabili sulle vostre gambe.
Photo by Clemens van Lay on Unsplash